lunedì 8 agosto 2011

Monte Bondone di Danilo Pinto

DANILO con il Mitico GIBO SIMONI



DA TRENTO A SONDRIO VIA TONALE, UN’ITALIA STUPENDA e
all’ultima di luglio il monte bondone diventa monte olimpo

La magia porta il nome di Gilberto Simoni e degli olimpionici italiani chechi rossi baldini oltre a ghedina Chiappucci Zorzi …
E io mi ci sono ritrovato su in cima dopo 4 ore di corsa in bici per fare 75 km da Trento fin su al monte , ultimi 20 km e forse più in salita costante senza pause.
Ma che festa su in cima! Che emozioni!
Partiamo dall’inizio. Il capitano della squadra mi da’ il consiglio di fare qualche allenamento in salita, e siccome avevo fatto un paio di gare UDACE molto ben organizzate mi sono informato sulla Charly Gaul, facente parte dello stesso circuito. Mi dava a pensare. La salita non sembrava per niente agevole. Ma si sa la vita è acrobazia e quindi ci stava il provarci. Iscrizione fatta.
Solita partenza alle h 3 e 30 del mattino, 30 luglio direzione Trento.
Tra pontecorvo e ceprano nebbia fitta, si rallenta e si teme. Sono le 5 del mattino. Fortunatamente dura cinque chilometri. Poi via facile fino al lago di garda. Un po’ di traffico ma alle dodici siamo a piazza dante centro di Trento a ritirare il pacco gara. Si va in albergo, si dorme e alle diciotto torniamo nella piazza per assistere alla presentazione della gara.
Con grande sorpresa ed emozione noto che al microfono a parlare dei percorsi è nientemeno che Gilberto Simoni, due giri d’italia vinti oltre a 5 podi, nessuno come lui su sei miliardi di esseri umani al mondo… uno su sei miliardi ce la fa. Mentre ascoltavo interessato, che la salita è dura soprattutto all’inizio ma poi si addolcisce (secondo il Gibo), compaiono altri miti, l’Italia vera, l’italia che ci onora nel mondo, i nuovi Caravaggio, Tiziano Raffaello… ammirati, studiati, rispettati e grazie a loro noi italiani siamo onorati ammirati rispettati, perché se ieri erano gli artisti del rinascimento oggi sono gli sportivi a farci stimare e apprezzare.
Così spunta alle mie spalle Yuri Chechi, Antonio Rossi, Stefano Baldini, Kristian Ghedina…. Nessuno come loro in tutto il globo. Esempi di determinazione, lavoro assiduo, caparbietà, doti innate, risultati ambiti e raggiunti, costanza, speranza che si concretizza.
Le emozioni che mi hanno ( ci hanno ) fatto vivere in diretta attaccato alla tv sono tutte lì, ancora e per sempre nel mio cuore. Il bronzo di Chechi alla proclamazione quando ha un gesto di forse incredulità mi diede da far scendere una lacrima di gioia ed emozione.
Il sorpasso di Baldini al brasiliano dopo una lunga costante rimonta non si può dimenticare, perché accanto a lui c’eravamo tutti, incollati a seguirlo. inno nazionale suonato ancora alle olimpiadi.
Rossi e il doppio oro olimpico. Ghedina e due argenti mondiali. Zorzi col suo emozionante arrivo nella 4 x 10 km di fondo e oro per la squadra italiana olimpionica. Chiappucci , el diablo della milano sanremo.
Italiani. Tutti italiani. Esempi per noi. Ammirati dagli altri.
Che emozione e che gioia poterli incontrare. Un regalo inimmaginabile.
Poi la foto con Gilberto, che persona straordinaria, così per bene e alla mano che quasi sembra non sia consapevole di ciò che è riuscito a conquistare in carriera, come se fosse una cosa alla portata di tutti.
Disponibile, sempre presente, dalla organizzazione e presentazione della gara fino alla fine della manifestazione la sera del giorno dopo, del giorno di gara.
Ritorno in hotel, dovrei riposare, il nutrizionista ha consigliato riso o pasta. Ma troppo eccitato.
Le immagini e i pensieri e le sensazioni da questi rievocate sono forti.
Eppur scivola via la notte e alle 6 sono a prepararmi. Domenica 31 luglio. Il tempo e’ bellissimo e le previsioni sono ancora meglio, bene visto che la sera di sabato era stata caratterizzata da scrosci di pioggia e serie di fulmini.
In piazza dante a Trieste si presentano al via tutti gli eroi sulle loro bici. Accanto piu’ di mille altri che tentano di salire in vetta al bondone in sella ad una bicicletta. Tra loro, indietro, molto indietro ci sono anche io. Teso come mai questa volta. Forse più di Zurigo, sulla piattaforma a 5 minuti dal via dell’ironman, in procinto di tuffarmi nel lago. Non so perché. Mi accorgo che la ruota posteriore è sgonfia. Provo a sistemarla. Niente, più di 1,6 bar non va. Seduto sopra sembra bucata. Danno i meno un minuto al via. Si parte lo stesso, così.
Stupendo il percorso attorno a Trento, dalla partenza sino al ritorno per poi salire sul monte. Purtroppo causa le mie scarse performance, a dieci chilometri dall’inizio della salita le due auto di fine corsa mi raggiungono e così mi ritrovo nel traffico. Ma è per poco, meno di mezz’ora. Poi si svolta su per il monte.
Sono arrivato… all’inizio, al vero inizio della gara. 50 km fatti, 25 da fare, eppure il meno è fatto.
Ricordo le parole di Gilberto. I primi chilometri sono i più duri, poi si addolcisce la salita.
Guardo il contachilometri, ne sono passati 3, e penso come si cambia per non morire ? non ho altre marce da scalare…. mantengo gli 8 km all’ora, so che sotto i 7 la bici non sta in equilibrio…
Passano altri 4 kilometri. Ora diverrà più dolce. Secondo Gilberto… Beh sarebbe già dovuta diventare più dolce… hmmmm, continuo con la marcia più bassa a 8 km/h, faccio previsioni, calcolo i tempi, acquisisco la capacità di vedere elfi e troll. Ho un battibecco con uno gnomo di montagna che mi taglia la strada.
Arrivo poi ad un falsopiano dove c’è uno dei tanti rifornimenti. Lo supero perché ho pensato ad un miraggio. Poi sbaglio strada e torno indietro. Erano ancora tutti lì. Mi fermo, scendo dalla bici bevo un bicchiere, socializzo con altri atleti, mi faccio spiegare la strada e poi mi faccio anche mantenere la bici per salirci su sistemarmi bene e ripartire.
Si ricomincia a salire, e anche peggio dell’inizio, tra la parte di bosco, alcuni stanno sul ciglio della strada fermi seduti, alla mia velocità il sorpasso dura una trentina di secondi e posso parlargli. Uno dei vantaggi di andare piano. Come va? Tutto a posto? Le solite domande fatte a tutti. E tutti la stessa risposta : Sì tutto benissimo, un guasto tecnico purtroppo. Insomma non c’è stato nemmeno un ritiro per sforzo eccessivo… Queste bici moderne belle ma delicatucce…
Intanto un paio del gruppetto fermo al rifornimento mi raggiunge e mi dice che ho la ruota bucata. In realtà è sgonfia dall’inizio, speravo solo non fosse peggiorata.
Compare il cartello tre chilometri al bivio percorso lungo percorso medio.
Faccio dei rapidi calcoli. Mi sembra che sulla cartina a 4 kilometri dall’arrivo c’era il bivio, dunque 4 + 3 = 7 kilometri ancora. A 8 km/h quasi ancora un’ora. Il cronometro porta più di tre ore.
Poi arriva il bivio con l’ultimo ristoro. Gli ultimi tre chilometri, e in effetti dopo i primi venti si addolcisce la salita… sono stanco.
Una breve discesa e una breve risalita, vedo la scritta charly gaul, la curva stretta a desta, il tappetino blu che segnala il bip del mio transito.
Scendo dalla bici. C’è tutto un mondo in festa. Su in cima al monte bondone. Piu’ del 25%-30% dei partenti non arrivera’.
Aspetto l’arrivo del percorso lungo, esaltato. Poi mi infilo le scarpette da corsa, una mezz’oretta tanto per gradire, incrocio Gilberto, mi riconosce, mi saluta. Poi via, bisogna andare via, direzione Sondrio via tonale.
Un’italia stupenda. Il trentino. Cles. Adamello. Edolo. Aprica. La Valtellina. Sondrio.
Si pernotta in un hotel ai margini del centro storico. Meraviglioso. La stanza guarda il torrente della città e ne sale in camera il fruscio. Il proprietario è simpatico socievole, persona intelligente, disponibile.
Ci fermiamo a mangiare i pizzoccheri. Che bontà!!!
Si riposa. Sono le 23. Ore 9 sveglia. Preparazione, colazione ottima in hotel, carichiamo i bagagli, parliamo piacevolmente col proprietario, mi coglie un po’ di nostalgia. Giriamo un’oretta la città poi a mezzogiorno dobbiamo ripartire. Direzione milano. Quindi bologna. Quindi firenze… ore 23 e 30 auto in garage.
Che aggiungere?






https://spreadsheets.google.com/spreadsheet/ccc?key=0Avxjnrn7nOzcdHJqRVdvYW1aMzdxV2h0YWNrSWtkdXc&hl=en_US

IL VIDEO DELL' ARRIVO DI DANILO:

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